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gestioni associate
schema decreto gestioni associate
sembrerebbe che la proposta sia quella di far esercitare ai piccoli comuni dal 2012 almeno due funzioni fondamentali in forma associata,dal 2013 quattro funzioni e dal 2014 sei funzioni.Inoltre il limite demografico minimo sarebbe fissato ai sensi articolo 14 comma 31 decreto legge 78 2010 ,nel quadruplo del numero degli abitanti del comune demograficamente più piccolo di quelli associati.
sembrerebbe che la proposta sia quella di far esercitare ai piccoli comuni dal 2012 almeno due funzioni fondamentali in forma associata,dal 2013 quattro funzioni e dal 2014 sei funzioni.Inoltre il limite demografico minimo sarebbe fissato ai sensi articolo 14 comma 31 decreto legge 78 2010 ,nel quadruplo del numero degli abitanti del comune demograficamente più piccolo di quelli associati.
francodan- Messaggi : 6152
Data d'iscrizione : 07.10.10
Località : 4 comuni e una unione in bassa lomellina
Re: gestioni associate
si parla genericamente di "almeno due delle funzioni fondamentali loro spettanti "
francodan- Messaggi : 6152
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Località : 4 comuni e una unione in bassa lomellina
GESTIONI ASSOCIATE
Ok grazie comunque , ero curioso perche' nella nostra zona ci saranno situazioni che saranno almeno "comiche" in considerazione della realta' locale.
Re: gestioni associate
estratto dal sole 24 ore di oggi
.........L'obiettivo dichiarato di "razionalizzare" le piccole amministrazioni creando aggregazioni di almeno 5mila abitanti, prima di tutto, sembra allontanarsi da subito, perché lo stesso decreto attuativo contiene in sé il meccanismo per aggirarlo.
Le aggregazioni, infatti, secondo la bozza dovranno raggiungere un livello demografico pari almeno al quadruplo degli abitanti del Comune più piccolo fra quelli associati. Tradotto in pratica: se il Comune di Morterone (35 abitanti), si associa con i vicini di Fuipiano Valle Imagna (240 abitanti), crea un'aggregazione da 275 persone, in linea con la norma perché in questo caso il limite minimo sarebbe di 140 abitanti (il quadruplo dei 35 che vivono nel Comune più piccolo). A parte i casi limite, sono moltissime le possibili aggregazioni senza superare i mille o 2mila residenti: nello stesso tempo, però, un ente locale da 4.500 abitanti dovrebbe comunque trovare un compagno di strada, perché sotto i 5mila residenti non è possibile stare da soli. A parte questa incongruenza, il risultato probabile nel periodo transitorio è un intrico di associazioni ad assetto variabile, perché la norma fissa un numero minimo di funzioni da associare (due l'anno prossimo, quattro l'anno dopo), ma lascia alla libertà dei singoli la scelta su quali attività iniziare a unire. Le combinazioni possibili sono infinite e i sindaci dovranno trattare fra loro con chi unirsi e per fare cosa. Il Dpcm attuativo, poi, non scioglie il nodo dell'amministrazione generale, che per la legge 42/2009 è una «funzione fondamentale» solo per il 70% della spesa, mentre per la gestione associata occorre ovviamente mettere insieme l'intera attività. © RIPRODUZIONE RISERVATA
.........L'obiettivo dichiarato di "razionalizzare" le piccole amministrazioni creando aggregazioni di almeno 5mila abitanti, prima di tutto, sembra allontanarsi da subito, perché lo stesso decreto attuativo contiene in sé il meccanismo per aggirarlo.
Le aggregazioni, infatti, secondo la bozza dovranno raggiungere un livello demografico pari almeno al quadruplo degli abitanti del Comune più piccolo fra quelli associati. Tradotto in pratica: se il Comune di Morterone (35 abitanti), si associa con i vicini di Fuipiano Valle Imagna (240 abitanti), crea un'aggregazione da 275 persone, in linea con la norma perché in questo caso il limite minimo sarebbe di 140 abitanti (il quadruplo dei 35 che vivono nel Comune più piccolo). A parte i casi limite, sono moltissime le possibili aggregazioni senza superare i mille o 2mila residenti: nello stesso tempo, però, un ente locale da 4.500 abitanti dovrebbe comunque trovare un compagno di strada, perché sotto i 5mila residenti non è possibile stare da soli. A parte questa incongruenza, il risultato probabile nel periodo transitorio è un intrico di associazioni ad assetto variabile, perché la norma fissa un numero minimo di funzioni da associare (due l'anno prossimo, quattro l'anno dopo), ma lascia alla libertà dei singoli la scelta su quali attività iniziare a unire. Le combinazioni possibili sono infinite e i sindaci dovranno trattare fra loro con chi unirsi e per fare cosa. Il Dpcm attuativo, poi, non scioglie il nodo dell'amministrazione generale, che per la legge 42/2009 è una «funzione fondamentale» solo per il 70% della spesa, mentre per la gestione associata occorre ovviamente mettere insieme l'intera attività. © RIPRODUZIONE RISERVATA
francodan- Messaggi : 6152
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Associazioni
Il tutto poi se ne e' scordato una parte.
Che dire della determinazione regionale riferita ai comuni facenti parte o gia' facenti parte di comunita' montane che portava per tali comuni il limite di abitanti a 3.000 ?
Il legislatore ab origine si rese conto delle dimensioni di tali comuni gia' facenti capo alle comunita' montane ed ora risolve ammettendo ( come nell'esempio) una associazione di 275 abitanti?
Sono davvero sconcertato.......
Che dire della determinazione regionale riferita ai comuni facenti parte o gia' facenti parte di comunita' montane che portava per tali comuni il limite di abitanti a 3.000 ?
Il legislatore ab origine si rese conto delle dimensioni di tali comuni gia' facenti capo alle comunita' montane ed ora risolve ammettendo ( come nell'esempio) una associazione di 275 abitanti?
Sono davvero sconcertato.......
Re: gestioni associate
Sindaci contro alleanze obbligate
CALENDARIO LUNGO - Gli amministratori spingono anche per un nuovo rinvio al 30 luglio del termine per l'approvazione dei bilanci preventivi
MILANO - Fermare il Dpcm sulle gestioni associate obbligatorie per i Comuni fino a 5mila abitanti, e riaprire una discussione con i diretti interessati sulle modalità per attuare l'obbligo previsto dalla manovra estiva 2010. È la reazione dei sindaci al decreto (anticipato sul Sole 24 Ore di ieri) che vorrebbe avviare associazioni «progressive» tra i piccoli Comuni, traducendo in pratica l'obbligo di unire le forze per gestire le funzioni fondamentali introdotto dal Dl 78/2010. Il testo, in realtà, solleva più di un problema applicativo: le funzioni fondamentali da mettere in comune sono quelle elencate dalla legge delega sul federalismo fiscale, e riguardano amministrazione generale (nei limiti del 70% della spesa), polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente (tranne l'edilizia residenziale pubblica) e settore sociale. Secondo il testo, gli enti sotto i 5mila abitanti (3mila abitanti nei territori montani) dovrebbero gestire in forma associata almeno due funzioni dal 1° gennaio prossimo, almeno quattro dal 2013 e tutte e sei dal 2014. Il tutto senza specificare quali funzioni associare per prime, e secondo quali modalità, con il rischio di creare una geografia frastagliata di aggregazioni ad assetto variabile sul territorio.
La regola prevista dalla bozza di Dpcm, poi, contiene in sé lo strumento per aggirare lo scopo stesso della norma inserita in manovra, quello di «razionalizzare» le gestioni dei piccoli Comuni prevedendo aggregazioni di almeno 5mila abitanti: il limite demografico minimo, infatti, sarebbe pari al quadruplo degli abitanti nel Comune più piccolo, in modo che chi si allea con un mini-ente può fermarsi molto sotto la soglia dei 5mila. Gli amministratori locali contestano in toto la norma, che dovrebbe essere presentata dal Governo (come informativa) nell'Unificata del 7 luglio, visto lo slittamento della riunione prevista ieri. «Chiediamo al Governo di non dare ulteriore corso al provvedimento – spiega Enrico Borghi, vicepresidente Anci con delega alla montagna – e di confrontarsi con noi, perché nel merito abbiamo una serie di rilievi da sollevare». Sempre ieri, l'associazione dei Comuni è tornata a chiedere una nuova proroga (al 30 luglio) per il termine entro il quale approvare il bilancio preventivo (dopo l'ultima proroga la scadenza è ora fissata al 30 giugno). A motivare la nuova richiesta è la mancata pubblicazione dei decreti che sostituiscono gli ex trasferimenti erariali con le compartecipazioni e la perequazione. Si tratta di poste essenziali per i conti del 2011, rese urgenti anche dal calendario delle amministrazioni locali: entro giugno dovrebbero essere erogati ai sindaci i due terzi delle nuove spettanze (nel vecchio sistema giugno era il mese della seconda rata dei trasferimenti), per evitare di aprire un buco nella gestione di cassa dei sindaci. © RIPRODUZIONE RISERVATA
sole 24 ore rassegna stampa
CALENDARIO LUNGO - Gli amministratori spingono anche per un nuovo rinvio al 30 luglio del termine per l'approvazione dei bilanci preventivi
MILANO - Fermare il Dpcm sulle gestioni associate obbligatorie per i Comuni fino a 5mila abitanti, e riaprire una discussione con i diretti interessati sulle modalità per attuare l'obbligo previsto dalla manovra estiva 2010. È la reazione dei sindaci al decreto (anticipato sul Sole 24 Ore di ieri) che vorrebbe avviare associazioni «progressive» tra i piccoli Comuni, traducendo in pratica l'obbligo di unire le forze per gestire le funzioni fondamentali introdotto dal Dl 78/2010. Il testo, in realtà, solleva più di un problema applicativo: le funzioni fondamentali da mettere in comune sono quelle elencate dalla legge delega sul federalismo fiscale, e riguardano amministrazione generale (nei limiti del 70% della spesa), polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente (tranne l'edilizia residenziale pubblica) e settore sociale. Secondo il testo, gli enti sotto i 5mila abitanti (3mila abitanti nei territori montani) dovrebbero gestire in forma associata almeno due funzioni dal 1° gennaio prossimo, almeno quattro dal 2013 e tutte e sei dal 2014. Il tutto senza specificare quali funzioni associare per prime, e secondo quali modalità, con il rischio di creare una geografia frastagliata di aggregazioni ad assetto variabile sul territorio.
La regola prevista dalla bozza di Dpcm, poi, contiene in sé lo strumento per aggirare lo scopo stesso della norma inserita in manovra, quello di «razionalizzare» le gestioni dei piccoli Comuni prevedendo aggregazioni di almeno 5mila abitanti: il limite demografico minimo, infatti, sarebbe pari al quadruplo degli abitanti nel Comune più piccolo, in modo che chi si allea con un mini-ente può fermarsi molto sotto la soglia dei 5mila. Gli amministratori locali contestano in toto la norma, che dovrebbe essere presentata dal Governo (come informativa) nell'Unificata del 7 luglio, visto lo slittamento della riunione prevista ieri. «Chiediamo al Governo di non dare ulteriore corso al provvedimento – spiega Enrico Borghi, vicepresidente Anci con delega alla montagna – e di confrontarsi con noi, perché nel merito abbiamo una serie di rilievi da sollevare». Sempre ieri, l'associazione dei Comuni è tornata a chiedere una nuova proroga (al 30 luglio) per il termine entro il quale approvare il bilancio preventivo (dopo l'ultima proroga la scadenza è ora fissata al 30 giugno). A motivare la nuova richiesta è la mancata pubblicazione dei decreti che sostituiscono gli ex trasferimenti erariali con le compartecipazioni e la perequazione. Si tratta di poste essenziali per i conti del 2011, rese urgenti anche dal calendario delle amministrazioni locali: entro giugno dovrebbero essere erogati ai sindaci i due terzi delle nuove spettanze (nel vecchio sistema giugno era il mese della seconda rata dei trasferimenti), per evitare di aprire un buco nella gestione di cassa dei sindaci. © RIPRODUZIONE RISERVATA
sole 24 ore rassegna stampa
francodan- Messaggi : 6152
Data d'iscrizione : 07.10.10
Località : 4 comuni e una unione in bassa lomellina
si parte prima ???
RASSEGNA STAMPA DAL SOLE 24 ORE DI OGGI
LE ALTRE MISURE. La «razionalizzazione»
Piccoli costretti a unire le forze
LA PREVISIONE - Entro fine anno i 5.700 enti con meno di 5mila abitanti dovranno associarsi per gestire almeno due «funzioni fondamentali»
Due «funzioni fondamentali» da gestire in forma associata entro fine anno, altre due entro il 2012 e le ultime due nel 2013. Negli emendamenti del relatore alla manovra rispunta l'accelerazione sull'unione delle forze nei Comuni fino a 5mila abitanti, che sono quasi 5.700 e rappresentano il 70% dei municipi italiani. La regola, in realtà, non è un inedito, ma serve ad attuare la razionalizzazione scritta nella manovra del-l'anno scorso: per passare dalle parole ai fatti, l'emendamento riprende parola per parola il Dpcm attuativo che era arrivato alle porte della Conferenza unificata per la condivisione con gli amministratori locali (si veda Il Sole 24 Ore del 23 giugno), ma era stato da questi bocciato preventivamente ed era stato poi travolto dallo stop alle riunioni dei tavoli che hanno preceduto la manovra. L'obiettivo è chiaro: per razionalizzare gli sforzi ed evitare la dispersione di energie fra migliaia di piccoli Comuni confinanti che fanno le stesse cose ognuno con la propria struttura, la manovra 2010 aveva introdotto l'obbligatorietà delle gestioni associate, dopo anni in cui il volontarismo sul tema aveva prodotto risultati meno brillanti del previsto. L'attuazione, però, rimane una partita aperta anche perché il testo del Dpcm, che ora la manovra ripropone in modo fedele, sembra prefigurare più di un problema. Le «funzioni fondamentali» da associare, prima di tutto, sono quelle indicate dalla legge delega sul federalismo fiscale (la legge 42/2009), e sono le stesse oggetto della rilevazione sui fabbisogni standard: amministrazione generale (ma solo per il 70% della spesa), Polizia municipale, istruzione (asili nido e mense), viabilità e trasporti, gestione del territorio e settore sociale. L'elenco offerto dalla legge sul federalismo, però, è «provvisorio», e il Codice delle Autonomie, ancora in discussione in Parlamento, prevede un elenco di competenze diverso.
La regola, poi, fissa il calendario progressivo per le "alleanze" tra i piccoli enti, ma non specifica quali funzioni associare prima e quali rimandare a un secondo momento, con il probabile risultato di una geografia di unioni incoerenti e a macchia di leopardo. Il diavolo, però, si nasconde nei dettagli. L'idea iniziale era quella di creare associazioni di almeno 5mila abitanti, ma la soglia si intende raggiunta anche quando l'alleanza raggruppa il quadruplo degli abitanti del più piccolo fra i Comuni interessati. Le associazioni, in pratica, potranno fermarsi anche molto sotto il livello di 5mila abitanti: sarà sufficiente coinvolgere uno dei quasi mille comuni che contano meno di 500 residenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
G. Tr.
LE ALTRE MISURE. La «razionalizzazione»
Piccoli costretti a unire le forze
LA PREVISIONE - Entro fine anno i 5.700 enti con meno di 5mila abitanti dovranno associarsi per gestire almeno due «funzioni fondamentali»
Due «funzioni fondamentali» da gestire in forma associata entro fine anno, altre due entro il 2012 e le ultime due nel 2013. Negli emendamenti del relatore alla manovra rispunta l'accelerazione sull'unione delle forze nei Comuni fino a 5mila abitanti, che sono quasi 5.700 e rappresentano il 70% dei municipi italiani. La regola, in realtà, non è un inedito, ma serve ad attuare la razionalizzazione scritta nella manovra del-l'anno scorso: per passare dalle parole ai fatti, l'emendamento riprende parola per parola il Dpcm attuativo che era arrivato alle porte della Conferenza unificata per la condivisione con gli amministratori locali (si veda Il Sole 24 Ore del 23 giugno), ma era stato da questi bocciato preventivamente ed era stato poi travolto dallo stop alle riunioni dei tavoli che hanno preceduto la manovra. L'obiettivo è chiaro: per razionalizzare gli sforzi ed evitare la dispersione di energie fra migliaia di piccoli Comuni confinanti che fanno le stesse cose ognuno con la propria struttura, la manovra 2010 aveva introdotto l'obbligatorietà delle gestioni associate, dopo anni in cui il volontarismo sul tema aveva prodotto risultati meno brillanti del previsto. L'attuazione, però, rimane una partita aperta anche perché il testo del Dpcm, che ora la manovra ripropone in modo fedele, sembra prefigurare più di un problema. Le «funzioni fondamentali» da associare, prima di tutto, sono quelle indicate dalla legge delega sul federalismo fiscale (la legge 42/2009), e sono le stesse oggetto della rilevazione sui fabbisogni standard: amministrazione generale (ma solo per il 70% della spesa), Polizia municipale, istruzione (asili nido e mense), viabilità e trasporti, gestione del territorio e settore sociale. L'elenco offerto dalla legge sul federalismo, però, è «provvisorio», e il Codice delle Autonomie, ancora in discussione in Parlamento, prevede un elenco di competenze diverso.
La regola, poi, fissa il calendario progressivo per le "alleanze" tra i piccoli enti, ma non specifica quali funzioni associare prima e quali rimandare a un secondo momento, con il probabile risultato di una geografia di unioni incoerenti e a macchia di leopardo. Il diavolo, però, si nasconde nei dettagli. L'idea iniziale era quella di creare associazioni di almeno 5mila abitanti, ma la soglia si intende raggiunta anche quando l'alleanza raggruppa il quadruplo degli abitanti del più piccolo fra i Comuni interessati. Le associazioni, in pratica, potranno fermarsi anche molto sotto il livello di 5mila abitanti: sarà sufficiente coinvolgere uno dei quasi mille comuni che contano meno di 500 residenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
G. Tr.
francodan- Messaggi : 6152
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