FMI ed OCSE chiedono di mantenere l’IMU sulla prima casa

Adesso torna tutto in ballo. Dopo Il Fmi, che ha chiesto di mantenere l’Imu sulla prima casa, e l’Ocse, che ha fatto altrettanto, nel centrodestra che sostiene il governo guidato da Enrico Letta comincia a serpeggiare un dubbio: e se fosse stato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, o qualche altro inquilino di via XX Settembre a sollecitare l’intervento degli organismi internazionali per evitare di dover tagliare le tasse in assenza di copertura certe? Una domanda avanzata in particolare dal capogruppo del Pdl alla camera, Renato Brunetta: "Sa che cattivo pensiero mi viene in mente? Che magari qualcuno all'interno del ministero dell'economia e delle finanze abbia chiesto un aiutino al Fondo monetario internazionale, 'dicci quello, piuttosto che quello...', per ragioni di cucina interna. Però è un cattivo pensiero...”. Brunetta, a dire il vero, più che “all’ottimo saccomanni”, ha fatto un velato e neanche troppo riferimento al numero due del ministero dell’Economia, il viceministro in quota Pd Stefano Fassina, che sulla cancellazione dell’Imu ha sempre manifestato il massimo scetticismo. Fassina, che prima di fare il politica faceva l’economista, ha lavorato a Washington, sede del Fmi dal 2000 al 2005, prima di rientrare in Italia. Brunetta, quindi, ha insinuato il dubbio che sia stato proprio un esponente del governo con ottimi agganci nel Fmi a sollecitare l’intervento del Fondo. Al di là delle interpretazioni più meno benevole e dei sospetti reciproci, del resto, c’è da dire che proprio Fassina era stato il primo, nella mattinata, a intervenire sulla richiesta del Fmi: “Hanno ragione, è scritto in tutti i manuali di Economia che per migliorare l'efficienza del sistema fiscale e favorire la produttività e la competitività va spostata la tassazione dai fattori produttivi ai patrimoni”. Per Fassina “eliminare l'Imu per le abitazioni di valore medio e basso, ridurla sui beni strumentali delle imprese, cancellarla sull'invenduto delle imprese edili e ridurre il cuneo fiscale, a partire dall'Irpef sul lavoro, sarebbe cosa buona e giusta. Forse un supplemento di riflessione che guardi più agli interessi del Paese e meno agli interessi di una sua parte sarebbe utile”. Una valutazione che ha messo in allarme Brunetta e anche Fabrizio Cicchitto (Pdl) che aveva parlato in proposito di “documento che sembra scritto o ispirato da chi in Italia ha interesse a complicare la vita del il governo”. E il governo Letta è tornato a ballare