compatibilità novazione soggettiva con codice contratti

Il comune è proprietario di area attrezzata con strutture sportive e pubblico esercizio (bar) affidato in concessione per trenta anni. Prima che il contratto si rinnovasse tacitamente fu comunicato all'interessato l'interruzione del rapporto. Tanto ha determinato il ricorso innanzi al giudice amministrativo in quanto il gestore ritiene che in forza di un contratto aggiuntivo che ha seguito il contratto principale il rapporto non può considerarsi scaduto. Il giudizio è pendente. Intanto è stato ottenuto un finaziamento per realizzare un ampliamento degli impianti ma occorre averne la disponibilità. Tra le parti sono state avviate trattative ed è emersa una proposta di novazione oggettiva in forza della quale si estenderebbe la durata della gestione per altri dieci anni e il concessionario pagherebbe un canone annuale. A contempo questi garantirebbe di intervenire sulle aree in modo progressivo così da poterle continuare a gestire. Di fatto questa soluzione è nell'interesse del concessionario il quale per altri dieci anni verrebbe a gestire nuovi e maggiori impianti ( realizzati in seguito a gara d' appalto) rispetto a quelli originari. La gestione però avverrebbe senza alcuna gara. E' conciliabile con il codice degli appalti, o ,più in generale, il comune può accettare questa proposta?

direi proprio di no

Specifico che, secondo la posizione degli avvocati delle parti ,non si tratterebbe di proroga ma di novazione in quanto ci sarebbe il pagamento di un canone, che ora non c'è, perchè in base al contratto originario, a fronte della gestione, il concessionario ha realizzato, a proprie spese ,una parte degli impianti. Lo stesso concessionario, inoltre, rinuncerebbe alla buona uscita ad oggi maturata ( in base a cosa gli spetta una buona uscita? non lo so). Il comune dal suo canto, diversamente, non potendo avere la disponibilità dell' area dell'intervento, perderebbe un finanziamento considerevole di alcuni milione di euro