Riscossione somme violazioni CDS con ingiunzione fiscale

Riporto domanda e risposta a quesito specifico che indica una recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione (n.8460/2010) ha invece riconosciuto l'idoneità dell'ingiunzione come strumento di riscossione coattiva per le sanzioni
irrogate per violazioni al C.d.S
In caso di riscossione dei proventi delle sanzioni amministrative, l’Art. 206 del CdS si rifà all’Art. 27 della L.698/81. Pertanto la riscossione coattiva è
affidata agli agenti della riscossione (Equitalia) con la procedura di cui al D.P.R. 602/73. Sempre più frequente da parte dei Comuni è l’utilizzo della
procedura dell’ingiunzione fiscale di cui al R.D. 639/10, in quanto più efficace.
Si richiede se questa norma è valida solo in caso di tributi o altre entrate, ma non per le violazioni amministrative per le quali vigono le norme
previste dalle leggi speciali quali il CdS e la L.689/81. E se l’interpretazione di parte della Giurisprudenza che fa ricadere le somme dovute a seguito
di violazioni amministrative, tra “le altre entrate”, è quindi viziata e sottoposta a giudizi soggettivi e pertanto nulli.
Risposta
La questione posta è stata per molto tempo valutata diversamente dalla giurisprudenza con numerosi giudici di pace che consideravano la previsione
del C.d.S. come legge speciale e quindi ritenevano l'ingiunzione ex R.D. 639/1910 come strumento non legittimo. Una recentissima sentenza della
Suprema Corte di Cassazione (n.8460/2010) ha invece riconosciuto l'idoneità dell'ingiunzione come strumento di riscossione coattiva per le sanzioni
irrogate per violazioni al C.d.S.
La sentenza è ancora più significativa a fronte di una probabile futura necessità di gestire direttamente o affidare obbligatoriamente mediante gara
la riscossione coattiva di tutte le entrate comunali.
Fonte : Anci