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3 partecipanti
CATEGORIE UTENZE NON DOMESTICHE
BUONGIORNO,
vorrei capire se posso utilizzare le 30 categorie per le utenze non domestiche sebbene il mio Comune è sotto i 5000 abitanti?
grazie
vorrei capire se posso utilizzare le 30 categorie per le utenze non domestiche sebbene il mio Comune è sotto i 5000 abitanti?
grazie
emanuela cigolotti- Messaggi : 6
Data d'iscrizione : 21.01.13
Re: CATEGORIE UTENZE NON DOMESTICHE
Ma se si utilizzano le categorie della tares quelle relative ai comuni al di sopra dei 5000 abitanti anche per comuni al di sotto dei 5000 abitanti, i coefficienti vanno riadeguati o si possono utilizzare quelli della tabella dei 5000 e oltre????
ccopat- Messaggi : 31
Data d'iscrizione : 17.03.12
Età : 72
Località : Cosenza
Re: CATEGORIE UTENZE NON DOMESTICHE
ma non si rischia un ricorso alla commissione tributaria, perchè si utilizzano i coefficienti non appropriati ??? quanta libertà ha il comune di rivedere l'applicazione di questi indici e la forbice tra il valore min e quello max. Sapendo bene che come ho già letto, questi coefficienti sono abbastanza vecchi e non aggiornati.
grazie
grazie
ccopat- Messaggi : 31
Data d'iscrizione : 17.03.12
Età : 72
Località : Cosenza
Re: CATEGORIE UTENZE NON DOMESTICHE
sono coefficenti appropriati in quanto strettamente collegati alla tabella > 5000 - non sarebbe corretto utilizzare categorie > 5000 con un misti di coefficenti < 5000
poi ognuno fa la sua scelta .............
linee guida mef
Sebbene il metodo proponga per le utenze non domestiche una tassonomia parzialmente diversa in relazione alla popolazione del comune, non sembrano esistere ostacoli a introdurre, anche per comuni sino a 5.000 abitanti, categorie di utenza previste solo per i comuni al di sopra di tale livello laddove presenti sul territorio dell’ente, come ad es. cinematografi e teatri, ospedali, magazzini senza vendita diretta, insieme ai corrispondenti coefficienti di produttività. Sembra altresì potersi ritenere che, nel caso di servizi gestiti a livello sovracomunale ed erogati in maniera omogenea, si possano applicare a tutti gli enti locali, anche se taluni di essi risultino inferiori a 5.000 abitanti, le categorie ed i coefficienti relativi ai comuni aventi popolazione maggiore di 5.000 abitanti.
La ripartizione dei costi tra le due macrocategorie di utenze deve avvenire, come prevede l’art. 4, comma 2, del D.P.R. n. 158 del 1999, secondo “criteri razionali” e assicurando comunque l’agevolazione prevista per le utenze domestiche (che si analizzerà più avanti). Il riferimento a “criteri razionali” implica:
a) la necessità di esplicitare il criterio utilizzato, con correlativa insufficienza di una ripartizione priva di motivazione o meramente apodittica;
b) la razionalità del criterio, che deve quindi fondarsi su fatti o situazioni effettivamente indicative della globale attitudine a produrre rifiuti delle due macrocategorie di utenza;
c) la possibile pluralità di sistemi di ripartizione, individuabili in maniera certamente discrezionale, ma non arbitraria.
poi ognuno fa la sua scelta .............
linee guida mef
Sebbene il metodo proponga per le utenze non domestiche una tassonomia parzialmente diversa in relazione alla popolazione del comune, non sembrano esistere ostacoli a introdurre, anche per comuni sino a 5.000 abitanti, categorie di utenza previste solo per i comuni al di sopra di tale livello laddove presenti sul territorio dell’ente, come ad es. cinematografi e teatri, ospedali, magazzini senza vendita diretta, insieme ai corrispondenti coefficienti di produttività. Sembra altresì potersi ritenere che, nel caso di servizi gestiti a livello sovracomunale ed erogati in maniera omogenea, si possano applicare a tutti gli enti locali, anche se taluni di essi risultino inferiori a 5.000 abitanti, le categorie ed i coefficienti relativi ai comuni aventi popolazione maggiore di 5.000 abitanti.
La ripartizione dei costi tra le due macrocategorie di utenze deve avvenire, come prevede l’art. 4, comma 2, del D.P.R. n. 158 del 1999, secondo “criteri razionali” e assicurando comunque l’agevolazione prevista per le utenze domestiche (che si analizzerà più avanti). Il riferimento a “criteri razionali” implica:
a) la necessità di esplicitare il criterio utilizzato, con correlativa insufficienza di una ripartizione priva di motivazione o meramente apodittica;
b) la razionalità del criterio, che deve quindi fondarsi su fatti o situazioni effettivamente indicative della globale attitudine a produrre rifiuti delle due macrocategorie di utenza;
c) la possibile pluralità di sistemi di ripartizione, individuabili in maniera certamente discrezionale, ma non arbitraria.
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