MOBILITA' TRA ENTI

Buongiorno, avrei un quesito da porre riguardo la mobilità.
A fronte di una mobilità in uscita dall'ente A all'ente B, l'ente A può dare corso a una contestuale mobilità in entrata da un terzo ente C, a seguito di semplice domanda del collega interessato, come nel caso dell'interscambio, o è necessario comunque pubblicare un bando? Grazie e saluti.

è necessario comunque pubblicare un bando poiche' non e' automatica la sostituzione, l'ente potrebbe anche optare per non coprire il posto o posticipare la copertura.
L'interscambio avviene tra due soli enti e non e' possibile su tre .

questo limite credo esiste negli enti locali ma nel comparto università è possibile lo scambio a tre. Un collega lo ha ottenuto e le università in seguito a mie domande presentate non lo hanno escluso.

Questa e' poi strana.
Interscambio significa scambio reciproco tra due o più parti essendo evidente che la reciprocita' puo' avvenire solamente tra un numero pari di enti .
Puoi spiegare come funziona?

Il mio caso:

io sono a Palermo, avevo contattato un collega di pisa c(dove volevo andare), il collega di Pisa però voleva andarsene ma a Torino. Ho così trovato una collega di Torino che voleva scendere a Palermo da me così il cerchio si è chiuso. Il tutto fallì perchè il ministero di competenza della collega di torino (ministero giustizia) non diede l'ok. Un mio collega invece in sicilia è riuscito a realizzarlo a tre tra catania caltanissetta e palermo.
xxx.impi.it

Salve a tutti


In merito al quesito in oggetto ritengo che lo scabio a tre sia compatibile con la norma.

Infatti se i tre enti ed i tre dipendenti sono d'accordo, nulla vieterebbe di fare prima uno scabio tra due di essi e poi un successivo scambio tra il secondo ed il terzo, ottenendo lo stesso risultato dello scabio contestuale a tre, ma con una inutile perdita di tempo e di risorse (in termini di predisposizione di atti inutili).

G.V.

E' un po' il gioco delle tre carte ma in tutto questo il vantaggio per l'ente ?

Il vantaggio per le P.A. potrebbe essere quello di avere in servizio dipendenti maggiormente motivati e sicuramente meno stressati dalle trasferte casa-ufficio-casa, considerato che di solito si fa la mobilità per avvicinarsi al proprio luogo di residenza.

G.V.

Che centra parlare di vantaggio per l'ente?
La legge sulla mobilità parla chiaro. Se ci sono le condizioni, gli enti devono dare il consenso e basta.

I diritti da osservare e le parti sono sempre due : l'ente ed il dipendente.
Tra le parti avviene un contratto sottoscritto e come in tutti i contratti la loro cessione deve in qualche modo portare vantaggi ad entrambe le parti.
Ricordo che la mobilita' non e' atto dovuto ed e' anche possibile che l'ente non la conceda .
La mancata concessione nasce da motivi riferibili alla struttura , alla operativita' ed alla funzionalita' del servizio stesso che in caso di mobilita' potrebbe risentirne.
..Se ci sono le condizioni, gli enti devono dare il consenso e basta.....non e' vero in assoluto poiche' come detto la concessione e' atto facoltativo .

Ecco cosa " centra parlare di vantaggio per l'ente ".

D'accordo con Paolo.

Gli enti non "devono" mai, ma "possono".

E la formazione del consenso al trasferimento non è necessariamente il non ravvisare elementi ostativi.